Dadameme

Nel tentativo di tracciare una storia degli elementi visivi costitutivi della rete, a proposito di meme, Valentina Tanni scrive: «Partendo dai primi oggetti virali emersi alla fine degli anni Novanta e arrivando alle espressioni memetiche contemporanee, è possibile tracciare una storia evolutiva assai complessa, che va di pari passo con il profondo cambiamento di internet stessa e dei suoi rapporti con la società e la politica. Da un iniziale approccio leggero e ludico, infuso di ironia semplice e costruito su schemi piuttosto rigidi, si è gradualmente passati alla produzione di immagini sempre più articolate, autoreferenziali e stratificate». Tanni evidenzia «alcuni aspetti interessanti della relazione profonda che il mondo dei meme intrattiene con le espressioni artistiche del mondo moderno e contemporaneo, affrontando aspetti fondamentali come l’appropriazionismo, il remix, il gusto per l’assurdo e il paradosso, l’intento sovversivo e la vittoria schiacciante del contenuto sulla forma. […] Il non-senso, la stratificazione estrema dei significati, l’utilizzo di immagini bizzarre e un’incongruenza voluta tra le foto e i testi che le accompagnano sono tutti sintomi di una reazione collettiva e diffusa a quello che viene percepito come un generale collasso di valori. A tornare alla memoria sono i dadaisti che, in piena Prima guerra mondiale, davano vita a performance surreali costruendo oggetti inutili sullo sfondo dell’Europa in fiamme, dichiarando l’impossibilità di produrre senso di fronte all’assurdità della violenza elevata a sistema»1.

Gli elementi linguistici elencati dall’autrice – appropriazionismo e remix (cioè prelievo e processo), non-senso e dissociazione logica tra parola e immagine, gusto per il paradosso (cioè lo humor nero) –, che sono lo “stile” del web hanno espliciti riferimenti al Dadaismo e al Surrealismo nella sua fase aurorale. Il tragitto che questi elementi hanno compiuto attraverso un secolo di storia Europea è piuttosto semplice da tracciare: le prime violente e anti-ideologiche esperienze dadaiste, nate, come precisa Tanni, in un clima di rifiuto radicale delle forme culturali e politiche vigenti, si travasano nella più elaborata strategia rivoluzionaria dei surrealisti; quindi attraversano gli anni Sessanta e Settanta diventando il linguaggio dei movimenti controculturali (dai Provos ai Situazionisti); diventano l’alfabeto dell’underground degli anni Ottanta e Novanta (punk, ravers e cyberpunk) e dilagano come linguaggio condiviso grazie al web e alle tecnologie digitali.

Dobbiamo inoltre evidenziare che in tutte queste diverse fasi della cultura occidentale, la forma-collage dadaista è stata utilizzata per destrutturare il linguaggio dominate o, detto altrimenti, per sottrarsi al dominio del linguaggio imposto dal potere, sia esso politico, economico, culturale o religioso. La sovversione estetica è sempre stata anche sovversione sociale. Tuttavia, il mondo del web è estremamente complesso, a ratti oscuro e certamente paradossale «Al centro della riflessione – nota ancora Tanni – viene messo il tema dello humor come risorsa politica, sottolinenando anche come il non-sense, dispositivo su cui lo humor spesso si appoggia, sia un elemento destabilizzante per l’ordine sociale, sovvertendo il concetto stesso della realtà accettabile come tale. […] La malleabilità dei meme mostra qui il suo lato più controverso: la loro capacità di replicarsi, mutare e velocemente attecchire nell’immaginario collettivo può trasformarli in un pericoloso veicolo di propaganda – un nuovo genere di propaganda che sembra convergere verso un unico obiettivo: persuadere le persone dell’impossibilità di individuare la verità, di isolare e provare i fatti, disorientandole in un gioco di specchi dal quale è impossibile uscire. L’universo delle infinite versioni è dopotutto formato dai resti di un’esplosione nucleare dell’immagine, un deflagrazione che ha fatto saltare in aria i pochi punti di vista conosciuti per generarne milioni senza nome, che continuano a diffondersi come schegge impazzite. La complessità del linguaggio memetico contemporaneo, la sua oscurità e il suo carattere autoreferenziale non sono altro che un tentativo di combattere il caos progettato con una confusione anarchica e senza regole; e se nei casi migliori il risultato è un nuovo genere di espressività visiva e linguistica, in quelli peggiori è una confusione pronta a farsi veicolo di atteggiamenti distruttivi e antisociali»2.

[N]

1 Valentina Tanni, Memestetica. Il settembre eterno dell’arte. Nero, Roma, 2021. pp. 81-82-83

2 Ivi, pp. 87-88

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