Collezionista

Leggiamo questo passo di Elio Grazioli :« […] modellismo a parte, il collezionista non raduna mai oggetti che si costruisce da sé. Anche per questo l’oggetto collezionistico ha un carattere particolare e la collezione è prima di tutto un modo per raccogliere e tenere insieme una forma e una logica diverse, in quest’era, potremmo dire così, post-collage e post-assemblage. Forma e logica diversa soprattutto da quelle più diffuse, quelle sociali, cosiddette “vincenti”, di ricerca del successo; forma e logica della qualità, del desiderio, del piacere e della realizzazione, piuttosto che della volontà e della rappresentazione, della finzione e del consenso; forma e logica interna e individuale, apparentemente al limite dell’arbitrario e dell’espressionismo, ma che, come l’opera d’arte, dimostra un proprio statuto di legge, di funzionamento prima e di reale validità poi, che producono bellezza e salvaguardano la necessità e il valore condivisibile»1.

Ritorna, sebbene in modo diverso, la necessità di riconoscere nella figura del  “collezionista”, il ruolo del rivoluzionario che già aveva indicato Walter Benjamin nei suoi scritti. Al pari del rivoluzionario, il collezionista rifiuta l’ordine delle cose così come è imposto dal potere vigente, così come i valori imposti dalla tradizione o dalle forme “sociali vincenti”. Ma, come sottolinea Elio Grazioli, questo sottrarsi alle logiche condivise, questa opposizione alle forme dominanti produce, «come l’opera d’arte», «bellezza, salvaguardano la necessità e il valore condivisibile». Da questa prospettiva il collezionista diventa una strana, paradossale figura di distruttore e costruttore, di oppositore dell’ordine sociale e di produttore di senso condivisibile.

[N]

1 Elio Grazioli, La collezione come forma d’arte. Johan & Levi, Milano, 2012. p. 11.

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